Il 25 novembre si celebra nel mondo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall’ Assemblea generale delle Nazioni Unite, che in questa data invita i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a promuovere attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle più diffuse, persistenti e devastanti violazioni dei diritti umani.
Il tema specifico per la Giornata 2023 è “Investire per prevenire la violenza contro le donne e le ragazze”, ed è appunto un’esortazione per i governi e le istituzioni a finanziare delle strategie di prevenzione atte a fermare la violenza nei confronti delle donne e delle ragazze.
CLARA aderisce alla Giornata internazionale dichiarando il proprio impegno nella sensibilizzazione, al suo interno e non solo, contro le molestie e le violenze di genere e nella promozione di una cultura dell’uguaglianza tra donna e uomo.
Dopo l’ennesimo e gravissimo fatto di cronaca dei giorni scorsi, vogliamo condividere come un manifesto le parole di Elena Cecchettin, sorella di Giulia, la giovane donna uccisa dal suo ex fidanzato:
«In questi giorni molte persone hanno additato Filippo Turetta come un mostro, come un malato. Ma lui mostro non è, perché un mostro è l’eccezione della società, mostro è quello che esce dai canoni normali, lui è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro. La cultura dello stupro è quell’insieme di azioni che sono volte a limitare la libertà della donna. Come controllare un telefono, essere possessivi, fare catcalling… ed è una struttura di cui beneficiano tutti gli uomini. Non tutti gli uomini sono cattivi mi viene detto: sì, è vero, ma tutti gli uomini ne beneficiano. Quindi tutti gli uomini devono essere attenti, magari richiamando un amico che fa catcalling a una passante, o il collega che controlla la ragazza: dovete essere ostili a questi comportamenti che possono sembrare banali, ma sono il preludio del femminicidio. (…) Bisogna prevedere un’educazione sessuale e affettiva, in modo da prevenire queste cose. Bisogna finanziare i centri antiviolenza, in modo tale che se le persone devono chiedere aiuto siano in grado di farlo. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto e dico questo in senso ideale, per far sì che il caso di Giulia sia finalmente l’ultimo. Ora serve una rivoluzione culturale».
Facciamolo anche noi, ogni giorno, nelle nostre relazioni, nella nostra piccola cerchia: proviamo a non restare in silenzio, contribuiamo attivamente a questa indispensabile rivoluzione culturale.
Il sito internet del Ministero della Salute riporta numeri e informazioni utili per le donne vittime di violenza: diffondiamolo.